martedì 25 luglio 2017

Non passeranno se io sarò viva.

Quindi fatemi capire.
Mio figlio si ammala di una patologia irreversibile.  Ancora non è terminale né del tutto compromesso e io lo affido alle cure di un prestigioso ospedale, convinta che mi e lo aiuteranno.
Invece i medici decidono che basta, hanno fatto abbastanza e che la sua vita non vale la pena.
Però sanno che dietro ci sono io, madre agguerrita e non disposta ad arrendermi e allora zac, mi tolgono la patria potestà.
E nomina tutore  una pro-eutanasia di cui si dicono cose agghiaccianti.
E via, decidono di staccare la spina.
Ma io mi oppongo, le condizioni di mio figlio sono ancora passabili di miglioramento,  soprattutto perché oltreoceano esiste una cura sperimentale.
Ma no , non posso fare nulla, non sono più la tutrice del mio bambino,

E iniziano i processi, vanno avanti, perdo, riprovo, riprendo...si accende una speranza, un consulto, aspetto...
Ma si è  atteso troppo, troppo tempo è stato fatto passare senza che nessun medico si occupasse in alcun modo di mio figlio.
Le sue condizioni si sono deteriorate, ma il cervello funziona , lui è  vivo.
Per ora.

Non scriverò il finale della storia.
Lo conoscete.
Non posso scriverlo perché lo trovo aberrante.

Stasera andrò a guardare i miei figli fragili e potentissimi, dormire.
E piangerò  tutte mie ormai poche lacrime perché un domani qualcuno potrebbe giudicare la loro vita non qualitativamente adeguata.
E non parlo di quella gentuncola che attacca già ora la loro esistenza per finto pietismo o per meri interessi economici, no, quelli basta semplicemente ignorarli.
Parlo dei potenti, quelli che dovrebbero essere al servizio dei più piccoli e deboli, quelli che dovrebbero spendere la propria vita per gli altri.
Quelli che possono, che potrebbero provare a strapparmi uno di questi bambini dalle braccia.
E ucciderlo.
Dopo aver ucciso me.

Che Dio abbia pietà di noi.

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